Quali sono ai nostri giorni le difficoltà di vivere un rapporto di coppia? Il lavoro, la routine, i soldi… o più semplicemente noi? Noi, perché non siamo pronti, perché i rapporti interpersonali ci spaventano; ci sentiamo persi nel mare della nostra individualità e tutto quello che ci viene dall’esterno non siamo più abituati ad affrontarlo, o ancor meglio ci troviamo impreparati a viverlo?
Se è vero che “ l’uomo è il teatro di tutti gli antagonismi dell’universo ”, specialmente quando si trova a confronto con l’altro e i suoi sentimenti, le sue necessità; è anche vero che il Teatro ci offre da sempre spunti di riflessione sul tema. La società si evolve, va avanti, cambiando radicalmente il nostro modo di vivere il presente e il nostro mondo di rapporti; ciò che oggi chiamiamo famiglia è molto distante da com’era in passato, o solamente com’era per i nostri genitori. Oggi dobbiamo affrontare molta più libertà ma anche molte più lotte interiori, cosa che sentiamo svilupparsi prevalentemente nel rapporto con l’altro.
RITRATTI DI FAMIGLIA è un progetto drammaturgico che vuole indagare la coppia e le dinamiche e le tematiche che le ruotano attorno, viste attraverso la lente delle donne.
Nel teatro greco la passione e il dolore femminile divenne un modello per la passione e il dolore degli uomini. Il percorso sul tema della coppia di questi tre atti unici inizia proprio col delineare la figura della donna; una figura fuori dal comune, singolare, spesso scomoda, pericolosamente fuori dagli schemi conosciuti. La storia delle donne ha sempre investito il campo d’indagine di autori in prevalenza maschili, perché disseminata di piccole, grandi battaglie, e di mille archetipi da svelare; soprattutto nel suo modo di porsi all’interno dei rapporti, conflittuali o meno, col partner.
Lo spettacolo nasce con l’intento specifico di un confronto teatrale e dinamico sule linee proposte. A tal scopo è sembrato più stimolante indagare tre autori che coprono l’arco temporale di un secolo (da fine ottocento, fino a fine novecento) per mettere assieme un lavoro che copra i vari punti di vista collettivi e l’evolversi della figura femminile all’interno della società.
L’ORSO di Anton Cechov . Protagonista è Elena Ivanovna Popova, una vedova inconsolabile che ha giurato, dopo la morte del marito, di non uscire più di casa e di non frequentare più alcun uomo. La situazione prende una piega inaspettata quando l’ex ufficiale di artiglieria Smirnov va dalla Popova a riscuotere delle cambiali lasciate dal defunto marito.
Cechov presta particolare attenzione alla psicologia dell’uomo e al suo essere nella società, questo fa di lui uno dei primi drammaturghi a sfiorare nelle sue opere l’esistenzialismo. Nell’indagare le azioni dei suoi personaggi Cechov cerca costantemente le responsabilità dirette dell’individuo, scava nella sua psicologia, nel contesto sociale in cui si muove e rappresenta con minuzia di particolare i rapporti di coppia, descrivendone debolezze e mancanze, sempre con uno sguardo ironico.
In questa commedia Cechov da vita a una donna che, passata la ritrosia iniziale, è ben decisa a far valere il proprio orgoglio, accettando di battersi a duello con l’irascibile tenente; il quale s’invaghisce repentinamente di lei, affascinato da questa nuova forza. In realtà, sembra suggerire Čechov, la donna è sempre la stessa, fatta di astuzia e qualche debolezza, è l’uomo che invece sta cedendo; abbagliato dalla nuova forza espressa dalle donne, e non in grado di contrapporne una che le sia dialetticamente pari.
LA MORSA di Luigi Pirandello. Protagonista della commedia è Giulia, donna sincera e appassionata, che si trova all’epilogo della sua relazione con l’amante Antonio. Il marito Andrea ha scoperto i due amanti e vuole vendicarsi di entrambi stringendoli in una morsa di accuse.
La Morsa è l’evidenza dell’inganno di coppia che viene mostrata. I vincoli sociali fanno sì che i personaggi possano solo sfiorarsi, mentre le loro vite sono chiuse in una gabbia di vetro; vittime di ruoli prescritti che si ripetono: il triangolo del tradimento, l’amante che inizia a sentire il fiato sul collo e cerca la fuga, la donna traditrice.
Tuttavia qui il rapporto di coppia lascia trapelare il proprio tragico realismo: ognuno recita un ruolo che non ha nulla a che vedere con le proprie emozioni, fino al tragico epilogo.
Proprio l’epilogo è riportato nel sottotitolo della commedia: «Epilogo in un atto di Luigi Pirandello».
Pirandello ci porta a riflettere sull’apparenza borghese del tempo, insistendo sul vuoto dei rapporti; un vuoto incolmabile, tenuto in vita soltanto dalle costrizioni sociali da sempre bersaglio dell’autore, e per questo tragico nella sua catarsi.
COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA di Dario Fo. È la storia grottesca di due coniugi alle prese con un matrimonio che sta andando alla deriva: la “coppia aperta” è un’invenzione del marito per giustificare le sue infedeltà di immaturo, con comico strazio della moglie. Fino a che di questi vantaggi gode il maschio tutto bene, ma cosa succede quando la donna decide di prendersi la sua parte di libertà?
Dario Fo e Franca Rame hanno scritto “Coppia aperta, quasi spalancata” nel 1982, in un periodo in cui in Italia, grazie ai movimenti di contestazione e al contributo di quello femminista, cominciavano a vedersi i primi cambiamenti sociali dopo l’approvazione delle leggi sul divorzio, l’aborto e l’annullamento del delitto d’onore.
Fo dipinge dei personaggi attuali ed empatici, soprattutto il ruolo della donna, in un testo di straordinaria comicità e attualità sulle relazione della coppia moderna.
Se è vero che la società si evolve e ai giorni d’oggi possiamo godere di maggiori diritti, è anche vero che le relazioni umane e interpersonali restano complicate: si finge una parità, una normalità, ma il ruolo delle donne e il rapporto con l’altro, sono sempre al limite. Non a caso i matrimoni sono in forte calo, ed i rapporti sono più che mai aperti. È un bene? un male?